LA CHIESA DI ACERRA VERSO LA RI-PARTENZA

Il 17 e il 18 settembre ultimo, presso il Duomo di Acerra, si è tenuto il 40° Convegno Ecclesiale dal titolo: “MEMORIA E PROFEZIA”. Due pomeriggi intensi che hanno visto coinvolti clero, religiosi e laici della diocesi in una riflessione che ha fatto da ponte tra il passato ed il futuro della Chiesa acerrana. In entrambi i pomeriggi, dopo un momento di preghiera, i partecipanti hanno potuto seguire gli interventi previsti e partecipare al successivo dibattito.

Nella relazione del venerdì, “La memoria: 40 anni del convegno diocesano”, il Vicario Generale, Don Cuono Grimaldi, ha ricordato che è necessario fare memoria per ricordare le persone ed i fatti, per rendersi conto di quanto si è cresciuti, per poter progettare il futuro di una storia scritta da Dio. Don Nello ha guidato i partecipanti a riconoscere e ritrovare le tracce più significative del cammino fatto, ricordando le grandi personalità che hanno arricchito questi eventi, da Mons. Riboldi a Mons. Bruno Forte, da Mons. Tettamanzi a Padre Cantalamessa e le tematiche affrontate, il cui filo rosso è stato la valorizzazione della presenza dei laici nella Chiesa a partire dal documento conciliare Christifideles Laici. La corresponsabilità dei laici, gli orientamenti pastorali, l’ascolto del popolo di Dio, l’organizzazione della curia, le norme liturgiche ed il passaggio da una pastorale generica ad una mirata a diversi ambiti tra i principali argomenti trattati in questi 40 anni di convegni. 

La seconda relazione, tenuta sabato dal nostro Vescovo, Mons. Di Donna, ha proiettato la Chiesa acerrana nel presente e nella progettazione del futuro. Partendo dal diffuso smarrimento, individuale e comunitario, oggi presente nella Chiesa, il Vescovo ha svolto un’attenta analisi sui motivi e le conseguenze di questa situazione. Essere arrivati impreparati alla pandemia, aver puntato troppo sulla catechesi sacramentale a discapito di altri aspetti pastorali, essere ricorsi sempre più all’uso di strumenti digitali per arrivare alle persone, tra i principali motivi emersi. Non è stata la pandemia ad aver creato l’attuale situazione, ma la pandemia l’ha fatta emergere e l’ha acuita. In questo tempo è necessario custodire l’essenziale, ma anche puntare oltre: ripensare a nuove strade e nuovi modi di avvicinare i giovani ed i lontani. Per poter realizzare tutto ciò, c’è bisogno dell’accoglienza e dell’ascolto delle esigenze delle persone. Bisogna ri-pensare ad obiettivi, metodi e stile della pastorale, per giungere ad un cambiamento della mentalità pastorale. Senza una catechesi seria, i sacramenti diventeranno sempre più momenti di socializzazione religiosa. Il nostro tempo non ha niente di diverso dai tempi passati: non esistono tempi solo belli o solo brutti, esistono aperture e chiusure. Per scongiurare una desertificazione delle nostre comunità, bisogna uscire dalla pastorale tradizionale, pensare in maniera nuova, aprirsi a nuove progettualità e non ricalcare i sentieri del passato che non hanno portato frutto, perché alla luce della Parola “Dio fa nuove tutte le cose”. Per progettare tutto questo, una grande opportunità ci viene data dal cammino sinodale che è alle porte. Gli anni più importanti del prossimo Sinodo saranno i primi due, durante i quali saremo invitati ad ascoltare “dal basso”, dalle realtà parrocchiali. Quello che ci aspetta sarà un tempo di ascolto in cui sarà fondamentale tessere e curare relazioni soprattutto con i più lontani. Mons. Di Donna ha concluso il suo intervento con l’impegno a visitare le parrocchie per incoraggiare le comunità alla ripresa delle attività.

Le nostre impressioni sul convegno sono state molto positive e ci hanno entusiasmato, accendendo il desiderio di fare nuove e più cose nella nostra parrocchia. Il nostro Vescovo, pur rivestendo una carica che spesso induce a creare distanza, ha saputo accorciare le distanze e porsi come pastore e padre amorevole per la sua comunità diocesana, in atteggiamento di ascolto ed accoglienza di consigli, pensieri e nuove progettualità proposte dai presenti e, seppur con semplicità, ha seminato spunti di riflessione profondi e concreti.

Maria ed Eliana